Per vedere le immagini sottostanti più grandi cliccare su di esse.

Teatro della Passione

Veduta della piazza allo stato attuale

Veduta se il teatro non fosse stato demolito.

Teatro della Passione

Su disegno di Antonio di Faenza nel primo decennio del 1500, fu costruito, per volere dei proprietari “Confratelli del Gonfalone”,in stile primo rinascimento, il teatro della passione.

Nella settimana santa venivano rappresentati i misteri della passione di Cristo.

Si trattava di un vero e proprio teatro in piazza, come teorizzato da Vitrurio.

Dotato di un “frons-scaenae” sopraelevato rispetto alla piazza di circa 3,00 metri, e di una serie di edicole a fondale, con diversa importanza, in cui si recitavano e mimavano i vari passaggi della passione.

Nella piazza sottostante venivano allestiti per l’occasione dei palchi per il pubblico e per le autorità religiose.

Ma col passare degli anni prese piede sempre di più una rappresentazione in forma processionale.

Ragion per cui i confratelli del gonfalone, proprietari del teatro, decisero di abbatterlo per farne al suo posto un granaio.

A nulla valsero le proteste del cardinale Stefano Borgia, che alla fine fu costretto a chiamare un pittore che ne mantenesse almeno la memoria storica.

Fu infatti invitato Pietro Piazza affinché ne producesse un disegno dello stato attuale prima dell’abbattimento.

Tale elaborato passò poi nelle mani di Ignazio Benedetti, il quale fece una splendida incisione in rame, che tutti conosciamo, grazie anche all’apporto di un altro disegnatore di nome G.A. Antolini.

Nella parte inferiore dell’incisione c’è una scritta che accenna il fatto che il teatro era di ordine corinzio, cementizio,e rivestito di marmo, cosa questa che trova conferma nelle “efemeridi letterarie di Roma”, in cui si dice che a Velletri c’era un “teatro marmoreo della passione, ora distrutto”.

Finiva così nel 1765 anche questa bellezza sotto i colpi del piccone demolitore, opera che fu definita “il teatro più anticamente fabbricato in una pubblica piazza”.

La definizione è di un certo Seroux d’Agincourt, il quale rimasto colpito dalla bellezza dell’opera, volle fare una ricostruzione grafica in base al disegno di Pietro Piazza e alla incisione del Benedetti nel 1782, di cui si conserva una riproduzione comprendente una pianta del teatro, un prospetto, una sezione e un particolare del capitello corinzio.

Sulla base di codesto disegno raffigurato in misure romane, (palmo= 21,7 cm.), ho voluto rifare una elaborazione del teatro con pianta e prospetto.

E’ interessante come i 26,25 metri di lunghezza del teatro corrispondano ancora oggi alla posizione che doveva avere originariamente. (vedi fotomontaggio)

Il rivestimento in marmo, che si presume travertino, è stato reso più drammatico dandogli una colorazione calda, tipica dell’ora del tramonto o alba, come alcuni pittori stranieri amavano rappresentare vedute di Roma antica con colorazioni cariche di tonalità tendenti al rosso.

Pensate inoltre ad un’altra cosa; ma quante feste e manifestazioni sono state organizzate in piazza Metabo o piazza Sangnaco, ed ogni volta si è dovuto allestire un palco per far esibire tutti gli artisti che si sono succeduti nelle varie feste patronali, sagre e ricorrenze varie, spendendo migliaia di euro.

E pensare che noi un teatro ce l’avevamo pronto ad ogni evenienza.