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Prospetto piloni: Ponte di Pio IX

Prospettiva ponte

Ponte PIO IX presso VELLETRI in Ghisa inaugurato nel 1862

Il Ponte Pio, rappresenta quasi sicuramente la prima opera in Italia di “Architettura del ferro”. Prof. Arch. Romano Jodice- “ Architettura del ferro in Italia – dal  1796 /1914” Roma 1985 – edizioni Cangemi.

Definita dallo Jodice: ” bellissima espressione artistica della prima rivoluzione industriale”.

Seguirà successivamente la stupenda pensilina ornata del CELIO, ovvero l’ospedale Militare di Roma, che collega i vari padiglioni del centro sanitario con il fabbricato principale.

L’architettura del ferro nasce sulla spinta dell’era industriale ottocentesca, e si sviluppa in Inghilterra,  Francia e Germania e in un secondo tempo in Italia con le nostre famose acciaierie (Terni e Taranto), diventate ora un grosso problema occupazionale a causa della crisi economica e non solo.

L’importanza del ferro è dovuta principalmente alla velocità di realizzazione dei manufatti, che venivano trasportati in sito e montati fino a formare la struttura richiesta, sia essa una stazione, un mercato coperto, travature o un ponte.

Il materiale usato era il ferro fuso  mescolato con altri componenti ferrosi per ottenere la ghisa. Un materiale molto più resistente del ferro stesso. Era quindi un acciaio modificato più resistente, adatto alla produzione di manufatti.

LA STORIA: 1858 Papa Pio IX Mastai decise che bisognava collegare con una ferrovia lo stato pontificio fino ai confini con il Regno di Napoli.

In un primo tempo venne elaborato un progetto in cui la linea passava per Valmontone tagliando così fuori Velletri dal percorso.

Vi furono quindi vibranti proteste dei Velletrani, che si vedevano tagliati fuori, e convinsero il Papa a spostare il tracciato attraverso Velletri.

Papa Mastai volle però che i lavori fossero veloci, mentre gli ingegneri delle ferrovie pontificie gli fecero presente che sul tracciato prescelto in prossimità di Velletri esiste un fosso denominato di S.Anatolia profondo circa 45 metri che comporta difficoltà di scavalcamento a causa della sua lunghezza di circa 150 metri .

La costruzione di manufatti in muratura comporterebbe molto tempo per la realizzazione, e fuori dai tempi stabiliti dal Papa, che vuole inaugurare l’opera prima possibile.

Su sollecitazione papale gli ingegneri optano per una soluzione di avanguardia che accorcerebbe di molto i tempi, trattandosi di strutture già composte e solo da montare in loco.

La soluzione è il Ferro, ma in quel tempo solo in Inghilterra c’erano fabbriche capaci di tali realizzazioni.

Contattata l’impresa inglese di John Oliver York & Co, vengono a sapere che una commessa di un ponte che doveva raggiungere gli Stati Uniti fu rifiutato dal committente americano, e quindi si rendeva disponibile per l’uso che se ne doveva fare per  risolvere lo scavalcamento del fosso in tempi brevi, fatte solo poche necessarie modifiche.

Il Papa entusiasta della soluzione dà il beneplacito per l’acquisto dei piloni necessari.

La ditta inglese ottiene anche l’appalto della costruzione a cottimo della linea Roma Velletri .

L’acquisto del ponte fu di un milione di lire, e il montaggio fu effettivamente veloce  nel rispetto dei tempi voluti.

Era stata istituita allora la “Lira pontificia” divisa in 100 centesimi, che conteneva 5 grammi di argento puro come il franco francese.

L’OPERA:

IL ponte si presentava con due piloni di ferro centrali e due estremi di appoggio in  muratura, sormontati da una travatura ad impalcate in ferro orizzontale su cui si potevano installare due linee di ferrovia, dato che i piloni erano in pianta di forma rettangolare.

Ma fu solo costruita una linea, subito dopo fu effettuata la prova di carico, di cui conserviamo una foto molto significativa.

Il Papa Mastai inaugurerà la linea il 27 Gennaio 1862 in pompa magna, ed anche di questo evento esiste una foto del treno Papale.

Danneggiato dai bombardamenti dell’ultima guerra, si conservò comunque sano, fino al 1960 quando fu deciso di abbandonare i due appoggi in ghisa, e furono costruiti due piloni in calcestruzzo armato, e una nuova travatura reticolare più resistente al passaggio dei moderni treni.

Voglio solo ricordare, che essendo l’opera di importanza storica, non passi nel dimenticatoio come tante cose a Velletri.

Auspico per gli studenti dei Geometri, per quelli di Architettura e Ingegneria, la possibilità attraverso un semplice percorso a piedi di fotografare, misurare e toccare con mano i due manufatti in ghisa, semplicemente liberandoli dai rovi e dalle canne che ne impediscono la visuale e il contatto.